Capitolo quinto
L'ORGANIZZAZIONE OPERAIA DURANTE LA DITTATURA FASCISTA
Il 1921, dopo il congresso di Livorno, a Cosenza i compagni Fausto Gullo, Nicola de Cardona, Michele Serra, Fortunato Lacamera ed altri abbandonarono il partito socialista aderente al partito comunista. Come nelle altre parti d’Italia divamaprono gli incendi che distruggevano la C.d.L. La Camera di Lavoro di Cosenza subì la stessa sorte. La squadraccia fascista, il cui nome “la disperata” a notte inoltrata penetrò nei locali devastandoli. Non contenta questa teppa trasportò i mobili e libri a piazza delle Vergini e vi diede fuoco.
Durante la dittatura fascista Cosenza vanta un partito comunista ben organizzato ed in diretto contatto con operai e contadini, dove compagni come Fausto Gullo, Francesco Spezzano, Andrea Croccia, Ciccio Andretti, Cesarino Curcio, Gennaro Sarcone, Eduardo Zumpano, Nino de Andreis,i fratelli Aversa e decine di altri conducevano una lotta clandestina. L’organizzazione di Cosenza ebbe frequanti contatti con il centro interno. Nel 1942 mandò due volte Nino de Andreis a Trieste in via Commerciale, a portare discrete somme per i partigiani sloveni, mentre nel “1943” lo stesso venne mandato due volte a Milano a prendere “l’Unità” clandestina (via fatebene fratelli, da Salvatore di Benedetto e Vittorio, Marcello Marone, con la parola d’ordine “mi manda Giovanni”).
A Cosenza si stamparono anche, con il poligrafo, volantini alla macchia (per i ferrovieri, per gli studenti, ecc.) nonchè due numeri di “Riscossa”, settimanale nel 1944 “Ordine Proletario”. E la riprova che il partito era vivo le si ebbe il 4 novembre 1943 quando seppe sollevare la città per la cacciata del prefetto fascista Hendrich, imposta dagli alleati, acclamando prefetto Gullo e sindaco Francesco Spezzano.