Capitolo second
MOVIMENTO OPERAIO CALABRESE – I 5 CONGRESSI REGIONALI (1895-1914)
Nel dicembre del 1895, il presidente della società operaia “Principe di Napoli” di Catanzaro, P.Frangipane, indirizzò alla società operaia e coopertiva della Calabria l’invito a partecipare ad un primo congresso operaio calabrese , convocato a Catanzaro per il 23 e 24 marzo 1896.
“Il congresso, scriveva il Frangipane, avrà lo scopo di studiare ed adottare i mezzi più efficaci per fondare una consociazione di M.S.(mutuo soccorso) regionale fra le società operaie calabresi e per dare un impulso fra gli operai in Calabria al movimento cooperativo”. All’invito la più vecchia società di Catanzaro intitolata a “Umberto I” rispose rifiutando. La “Umberto I”, poiché vi dominavano capi d’arte e imprenditori era tutt’altro che sensibile. Il Frangipane rinnovò il suo invito e infine decise il rinvio al congresso alla metà del prossimo maggio.
Il Congresso si tenne effettivamente dal 14 al 17 di questo mese. Alla manifestazione furono rappresentate la maggior parte della società riconosciute nella giurisdizione del tribunale di Catanzaro, poche società della provincia di Reggio e due della provincia di Cosenza. Il Maringolo S.Florio scriveva per Catanzaro “le forze economiche della nostra provincia consistente quasi integralmente nella produzione agricola, poiché ricchezza manifatturiera e industriale non ce n’è, come non c’è larghezza ed attività di traffici dai quali derivasse ricchezze commerciali”. Le osservazioni del Marincolo S.Florio erano per altro presentate da lui stesso, come aspetti di una “desolante fase economica”. Aggiungere quindi, che la valvola di sicurezza è l’emigrazione, chi è stanco di soffrire abbandonare la propria terra. Il Congresso non poteva mancare di rilevare nuovi fermenti nel seno stesso delle società tradizionali, fermenti che i delegati estranei all’organizzazione calabrese, contribuirono a caratterizzare e in una certa misura a orientare. Da questo punto di vista la proposta politica di una più interessata preoccupazione delle società operaie per le elezioni politiche, ebbe un senso nuovo e diverso. Il delegato della Camera del Lavoro di Napoli, Montane, chiese al congresso di deliberare “che i rappresentanti dei sodalizi operai convenuti al Congresso nelle singole residenze prendano l’iniziativa per costituire le Camere del Lavoro”. L’ordine del giorno mostrarne per approvato all’unanimità. Da una parte quindi la Camera del Lavoro era proposta ed accolta, quale rappresentante di classe, entro la quale non potesse trovare posto il “Calabrone capitalista”, dall’altra era proprio accettata perché nuova costituzione non contraddiceva alla vecchia struttura organizzativa delle società, tramite tradizionale della subordinazione del movimento dei lavoratori agli interessati delle varie frazioni e cricche più o meno liberali della borghesia. Secondo il voto del I° Congresso, una nuova riunione degli operai di Calabria si tenne in Reggio.
La manifestazione, organizzata dalla società operaia artistica, fu inaugurata l’11 settembre 1897 alla presenza oltre che del Prefetto, dal Sindaco, e degli Onorevoli Colarusso, Gagliardi, di più di 300 delegati. La relazione ufficiale del II° Congresso é molto povera. Mancava un elenco delle società partecipanti. Il Congresso dovette davvero avere un’impostazione e uno svolgimento quanto mai angusti, principalmente per effetto dei limiti propri dell’organizzazione di Reggio, direttamente interessata alla manifestazione. Il Frangipane, compromesso per stretti legami col le clienteli borghesi, si sforzava di partecipare alla vita del movimento nazionale e ne ripeteva, con entusiasmo, i progetti. Aveva attuato, in particolare il voto del I° Congresso per l’istituzione della Camera del Lavoro, e questa era sorta a Catanzaro nello stesso autunno del 1896. Il giornale l’”operaio” riporta il comunicato della costituzione: cioè nel settembre del 1896 Catanzaro aveva 300 iscritti. Primo presidente ne fu il Frangipane, vicepresidenti i meccanici Bussadoro e Cupelli, cassiere lo scritturale Carnevale. Fecero parte del primo consiglio direttivo quattro falegnami, quattro barbieri, tre sarti, due impiegati, un fotografo, un pittore. Così al II° Congresso non solo non si discusse per niente l’esperienza della Camera del Lavoro di Catanzaro, non si fecero cadere i temi più interessanti del primo congresso (come la mozione”l’operaio al Parlamento”), riproposte dalle società, di Catanzaro. La discussione si restrinse a particolari questioni assistenziali (La tutela degli operai) e di morale sociale. I temi meridionalistici e sulla cooperazione furono ripresi, ma con prospettive ancora piÙ limitate. Quell’interno contrasto che era rivelato nella discussione del 1896, e nel quale si è riconosciuta la faticosa sentenza del movimento operaio calabrese ad uscire dalle strettoie e dagli equivoci della tradizione paternalistica, quel contrasto raffiora, invece nel III° Congresso, riunito a Nicastro il 19 e il 20 settembre 1908 a più di dieci anni dal Congresso di Reggio. In questo lungo intervallo vediamo cos’era avvenuto. I rapporti organizzativi fra le provincie erano mutati, perché a Reggio nel 1897, era stata scelta Monteleone come sede del III° Congresso, naturalmente per la sua posizione, a mezza strada tra Catanzaro e Reggio.
Il socialismo che Enrico Mastracchi ormai lavorava a legare al vecchio movimento delle società, era venuto a complicare il dibattito e insieme a sollecitarlo. Il Mastracchi e il Frangipane rappresentavano i due termini esterni del contrasto: il passato e l’avvenire del movimento operaio in Calabria. Vi un avvocato Angelo greco, il quale riferì in “Le leggi speciali a favore della Calabria in rapporto alle società operaie e cooperative”: “La Calabria – disse - èuna misera e deserta regione, il terremoto è servito a segnalarle. La legge speciale “avviando ai soli mezzi per soccorrere la regione nonché previsto il potenziamento delle società operie e cooperative. I 181 milioni assegnati alla Calabria faranno ancora una volta la “cuccagna degli appaltatori”. Il Greco propugnò pertanto “la costituzione organica di una cooperativa di lavoro in ciascuno dei comuni di Calabria con 3 Federazioni provinciali e una Federazione regionale”, per il concorso su larga scala dei lavoratori agli appalti. L’esempio proposto era quello della “famosa cooperativa dei Braccianti di Ravenna fondata nel 1883”, per “assumere per conto proprio la gran parte dei lavori pubblici e privati oggi deferiti all’ingordigia degli appaltatori”. Con questo mezzo, il Greco diceva che gli operai pensano di fare un primo passo nella via della loro emancipazione. Seguirono a ciò approvazioni e commenti. Dopo un’accesa discussione, il congresso rimandò alla fine dell’ordine del giorno una dichiarazione politica, non se ne discusse più. Vi furno in seguito due relazioni di un certo Patari sulla “Federazione operaia regionale” e del Melanchini sulla “missione della lega nazionale delle cooperative in Calabria”, costoro fecero sí che la federazione venissa costituita, ma si rimandò la discussione sullo statuto. Il Malanchini perlò della “pressione della Camera e della Base del Lavoro di Catanzaro” e accennò alle “Camere del Lavoro di Reggio e di Cosenza”, notando come può da Cosenza, in cui il movimento è confessionale, nessuno richiese il sussidio, e come a Reggio la Camera del Lavoro abbia fatto poco per l’incremento della cooperazione operaia. Il Congresso votò un ordine del giorno di fiducia alla lega e designò Siderno come sede della prossima assise regionale. Quindi il IV° Congresso Operaio Calabrese si tenne pertanto a Siderno Marina, ma nel 1911 dal 18 al 20 settembre. Perché ci si chiede solo nel 1911? Perché l’immane disastro tellurico del 28 dicembre 1908 aveva impedito la convocazione del Congresso nel 1909 e nel 1910. Aderirono numerose associazioni, specialmente del reggino. Fu eletto a presidente l’onorevole Maffi, il quale nel suo brevissimo intervento rivelò: “In questa assemblea, il popolo è assente, quel popolo che dovrebbe accorrere ai nostri congressi, i quali non avendo i cannoni per fare applicare i propri deliberati, non possono avere che uno scopo di propaganda e di divulgazione dei principi a cui s’ispira la redenzione dei lavoratori”. Fu discusso un punto di estrema importanza cioé “Cooperazione prudenza”. Ne discusse il lanzoni mettendo in evidenza i risultati della statistica delle società di M.S. al 31 dicembre 1904, dai quali risultati emerse il fenomeno doloroso che mentre le mutue dell’alta Italia risultavano in continuo progresso di società e di Soc., quelle dell’Italia meridionale risultarono decimate. Buoni risultati si erano conseguiti, nella lotta contro questo sconfortante fenomeno, impiegando i mezzi che gli emigranti meridionali avevano messo a disposizione della lega nazionale delle cooperative dopo il terremoto del 1905: il Governo doveva tenere conto, come di un’esperienza significativa dell’attualità delle proposte “cattedre ambulanti della Provvidenza e della Cooperazione”. Diverse mozioni furono approvate e conclusione: per il rafforzamento delle società esistenti, la costituzione di nuove associazioni e sezioni e delle mutue scolastiche, per le pensioni obbligatorie, per la Banca del Lavoro. Seguì una relazione Badolato per l‘esproprio per pubblica utilità delle zone danneggiate dal terremoto in rapporto alla costruzione di edifici sociali per mutue, cooperative ecc.. Vi fu poi un professore: Mottareale, di Reggio C., che riferì sull’emigrazione e la questione agraria in Calabria, sostenendo che “l’emigrazione rappresentò un beneficio alla miseria generale in cui si dibatteva la Calabria”. E per concludere Baldini disse che i lavoratori avrebbero dovuto invece che emigrare, proclamare alto e forse il loro diritto alla vita nel loro paese così così come fecero i compagni dell’alta Italia. “Se i lavoratori meridionali non seppero fare rifiorire le ricchezze nelle loro terre verranno in loro aiuto i compagni del settentrione con le loro cooperative di lavoro”. Il dibattito però si concluse effettivamente allorché il dott. De Angelis diede lettura delle conclusioni Mastracchi sulla Federazione regionale delle associazioni operaie e i relativi statuti. Risulta dal dibattito, che fu vivacissimo, che il Mastracchi poneva la questione dell’unit` dal movimento operaio in tutta la Calabria. L’obiettivo del Mastracchi era anzitutto di liquidare 2 i piccoli che presentano le corporazioni chiuse e isolate”, difficilmente capaci di educare alla coscienza di clase e politica i propri aderenti confermati dall’angusta mentalità del gruppo e della categoria e di affrancare se stessi dall’asservimento tradizionale agli interessi delle locali cricche borghesi. L’assenza del Mastracchi nocque al suo progetto, mentre si vi fosse stato un suo intervento diretto, non ci sarebbe stato compromesso come chiusura formale. Questo compromesso rappresentò l’effetiva sconfitta della sinistra congressuale. Tutti i motivi che rendevano ricca di contraddizioni e di equivoci la vita dell’organizzazione operaia in Calabria si ripeterono nel V Congresso, il quale fu l’ultimo, prima della guerra, convocato in Catanzaro per 20 e il 21 settembre 1913 dal Consiglio Generale della Federazione provinciale di Catanzaro delle società mutue e cooperative . Il Lanzoni, rappresentante della lega nazionale delle cooperative e della Federazione delle mutue, fu presidente del Congresso. Qui furono discusse e approvate molte relazioni e mozioni sulla crisi edilizia e il problema delle abitazioni, sulle case e gli effetti dell’emigrazione, nella istruzione in Calabria, sulle strade, sui doveri delle associazioni, per la propaganda e la diffusione della previdenza e della mutualità scolastica ecc. ecc.; relazione e mozione, che perfettamente rientravano in una manifestazione che il Frangipane aveva ancora una volta concepita e volta alla semplice propaganda della previdenza e della cooperazione. In che misura allora, nel movimento della società s’era affermato il punto di vista nuovo della lotta di classe ? Quale eco trovava nella vecchia organizzazione dei lavoratori l’accesa polemica del Mastracchi ? Costui, presentò una mozione, che fu approvata a maggioranza contro la guera, il governo e la deputazione Calabrese. Ma il successo effettivo della sua azione fra le società è piuttosto valutabile alla stregua del successo della sua iniziativa fondamentale, che era la Federazione delle mutue e cooperative. Al V Congresso, tutti parlarono della Federazione: non solo il Mastracchi, ma anche il Frangipane e l’avvocato Larussa. Né il Mastracchi, né il Frangipane mostrarono di tener conto delle prospettive che i socialisti compivano ormai da anni, per la Federazione. Su questo sforzo riferì al Congresso un altro organizzatore socialista: Luigi Masciari. Questi fece la storia dei convegni e congressi tenuti a Catanzaro, e in altri paesi della provincia “per spingere le società isolate a riunirsi e stringersi in un patto per i comuni interessi. Solo 27 associazioni avevano risposto e i loro delegati si erano riuniti a Catanzaro il 2 giugno 1912, provvedendo all’approvazione dello statuto e delle nomine del comitato Direttivo e del Comitato di Controllo. Il Masciari, inoltre, non dissimulò che l’appassionante lavoro di propaganda e direzione era stato accolto con indifferenza e senza entusiasmo da tutte le socie6agrave;.
.Questi dati sono abbastanza significativi. I socialisti e il Mastracchi erano riusciti a conquistare alcune posizioni all’interno del movimento tradizionale dei lavoratori Calabresi. Il Mastracchi vi aveva trovato un certo seguito, fra i militanti più svegli ed attivi, così da prevalere in qualche votazione congressuale. Ma alla base,la tradizione delle società era tutt’altro che rotta.