Capitolo primo
BREVI CENNI STORICI SUL MOVIMENTO OPERAIO ITALIANO (1853-1950)
a) Movimento operaio di classe.
Il movimento operaio che mira al miglioramento delle proprie condizioni di vita, si organizza in associazione di lotta, inspirata ai principi del socialismo; quando socialismo significa: socializzazione degli individui e dei mezzi di produzione creando un sistema democratico, economico, sociale e politico che mira alla partecipazione attiva al potere della classe operaia e contadina. Con la nascita dell’Internazionale socialista(Inghilterra 1864) estesasi poi in Francia ed in Germania con la socialdemocrazia; il movimento operaio italiano subendone l’influenza si pose quale momento di unità politico operativo, a partito della classe operaia e non soltanto Rivendicativo-Sindacale. Dopo molti contrasti passò la scelta marxista ed il movimento operaio si riconobbe unitariamente nel partito socialista italiano soltanto fra il 1893 e il 1895. “Il costituirsi di una effettiva (base industriale – 1880-1890) e poi la penetrazione del marxismo attraverso la mediazione del Labriola, furono all’origine di quel successo. In precedenza, a partire dal 1848, il mutualismo si era propagato soprattutto in Piemonte, dove locali società operaie tennero ben sette congressi (1853-59). A Firenze, in occasione del IX congresso (1860), s’imposero le tesi sociali e unitarie del Mazzini contro quelle società Piemontesi assai più moderate. All’XI congresso (Napoli 27 ottobre 1864) venne approvato l’atto di fratellanza delle società operaie italiane che il Mazzini aveva tentato, ma invano, per l’opposizione di Marx, di presentare a Londra perché servisse di base alla stesura degli statuti dell’Internazionale. Negli anni seguenti il Mazzini, che sperava di fare delle società operaie la base sociale e il futuro dell’azione dei democratici, combatté a lungo l’influenza esercitata sopra di quelle dell’Internazionalismo anarchico del Bakumin, venuto in Italia per la prima volta nel 1864. A Roma, durante il XII congresso (1-6 novembre 1871) il tentativo di Mazzini di riprendere in mano le redini del movimento operaio, dandogli strutturazione stabile e unitaria (Nazionale) mediante il rinnovato patto di fratellanza, andò deluso. La morte di Mazzini di lì a qualche mese sembrò sancire la spaccatura, ormai storica del movimento, diviso in un’ala moderata e in un’ala di sinistra aperta all’influenza anarchica. Negli anni ottanta e poi durante i primi anni del 1890 maturò la scelta socialista, in mezzo a epiche lotte sociali, fossero quelle dei braccianti della Val Padana (1884-85) e quelle connesse con il movimento dei fasci siciliani (1893-94). Intanto nascevano le prima Camere del Lavoro (a Milano del 1891), ai primi del secolo si costituiva la Federterra (Federazione dei lavoratori della terra, Bologna 1901), una grande società che giunse ad organizzare, nel 1920, fino a 850 mila braccianti, mezzadri, e piccoli contadini. Nell’ottobre del 1906 sorse la CGL (confederazione generale del lavoro). Gli anni della guerra (1915-18) e poi le spinte contraddittorie che provenivano dal piano degli istituti Sindacali e Politici, (tardiva fu, rispetto all’incalzare degli avvenimenti, la scissione di Livorno 1921 da cui nacque il partito comunista d’Italia, il quale, comunque, fu il solo al tempo della clandestinità, a mantenere un contatto non sporadico con le masse operaie e contadine), condussero il movimento operaio a soccombere prima sotto i colpi dell’ eversione squadristiche e poi scomparire, sul piano degli istituti sindacali e politici, una volta organizzatosi lo stato totalitario nasceva il sindacalismo fascista (confederazione nazionale delle corporazioni fasciste, 1925), ma veniva sciolta definitivamente la C.G.I.L. (1927) e liquidata ogni forma di sindacalismo autonomo e classista. Nel 1944. Con il patto di Roma, la C.G.I.L. rinasceva su basi largamente unitarie, poiché comprendeva lavoratori della sinistra marxista e socialdemocratica, cattolica e repubblicana. Il patto sindacale venne rotto nel 1948 per decisione dei cattolici (organizzatisi nel 1950 nella CSLI), seguite l’anno seguente da socialdemocratici e repubblicani che costituirono rispettivamente, l’UIL e la FIL”.
b) Movimento cattolico.
Col nascere della questione sociale e l’espansione delle ideologie socialiste, ad allargare l’area degli interessi dei cattolici e a spingerli all’elaborazione di una dottrina sociale d’impronta cristiana. Nel 1868, per opera di G:Battista Casoni e di M.Fani, sorse la gioventù cattolica italiana: Ma un’azione più consapevole e più unitaria di direzione al laicato cattolico, si ebbe a partire dalla costituzione dell’ opera dei congressi, l’associazione a carattere religioso ed insieme politico sorta nel 1875. A presiederla furono chiamati nell’ordine: G.Acquaderni (1875-78), il duca S.Salviati, M.Venturoli e il maggiore animatore della società, il conte Paganuzzi (1889-92).Essa raggiunse il suo sviluppo più intenso nell’ulyimo decennio del secolo. I fatti del 1898 condussero, per volere del Di Rudini, allo scioglimento dell’opera ( che si costituì, però, l’anno sequente, con presidente Panaguzzi). Ma,intanto, per effetto della presa di coscienza dei contenuti della enciclica Rerum Novarum di leone XIII, (15 maggio 1891) col crescere del prestigio ideale e politico del PSI e per suggestione delle teorie marxiste, l’ala più giovane del movimento cattolico (Murri, Semeria) veniva chiedendo un più deciso impegno politico-sociale dei cattolici italiani e la conseguenza della loro lotta allo stato liberale e conservatore con quella della sinistra democratica e socialista. La suddetta enciclica tratta tutta la questione operaia, enunciando principi con cui, sendo giustizia ed equità, possa essere risolta. Critica e respinge la soluzione socialista come dannosa all’operaio, perché lo defrauda dal suo diritto al risparmio, viola la proprietà privata che è diritto di natura, altera le naturali competenze della famiglia e dello stato riguardo ai figli e conduce al disordine sociale. Prospetta poi la soluzione cattolica basata sulla triplice opera della chiesa, dello stato e degli individui attrverso organismi intermedi; vi é propugnato, in nome del solidarismo cristiano, l’accordo reciproco tra la voratori e datori di alvoro, costituì la base ideologica del movimento cattolico che si organizzò politicamente nella prima(democrazia cristiana).